In collaborazione con 

Alla milanese!
Canzoni strumentali lombarde tra ‘500 e ‘600

Ensemble UtFaSol

Pietro Modesti – cornetti e direzione
Jodi Livo, Teresa Ortner – cornetti
Valerio Mazzucconi – trombone
Michele Vannelli – cembalo

MUSICHE DI ANTEGNATI, BERETTA, BORGO, CANALE, CANTONE, CAVACCIO, CIMA, GUSSAGO, MORTARO, MASCHERA, PELLEGRINI

13 ottobre, ore 20:30
Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo

Intero: 15€
Ridotto: 10€ (riservato agli under30 e agli over65)
Studenti: 5€ (Scuole di ogni ordine e grado)

È possibile acquistare i biglietti un’ora prima del concerto direttamente nel luogo dell’esecuzione.

L’accesso agli eventi sarà consentito fino alla massima capienza dei posti disponibili in sala o nel luogo dell’evento.

Vincenzo Pellegrini (Pesaro 1562 – Milano 1630)
Canzon la Lomazza
da Partitura della Seconda aggiunta alli concerti
[…] Milano –  Lomazzo 1617

Giovanni Cavaccio (Bergamo 1556 – Bergamo 1626)
Canzon la Verità
da Sudori Musicali, Venezia 1626

Ludovico Beretta (Brescia XVI sec – Milano XVII sec)
Canzon la Porta
da Primo Libro delle Canzoni à Quattro & Otto voci da Suonare, Venezia 1608

Cesare Borgo (Milano 1560 – Milano 1623)
Canzon l’Arnona
da Canzoni per sonare fate alla Francese, Venezia – Tradato 1599

Antorio Mortaro (Brescia ca.1570 – Brescia XVII sec)
Canzon l’Antegnata
da Primo libro de canzoni à 4, Venezia – Amadino 1600

Serafino Cantone (Milano 1565 – Milano1627)
Canzon la Serafina
da Partitura della Seconda aggiunta alli concerti
[…] Milano – Lomazzo 1617

Giovanni Cavaccio (Bergamo 1556 – Bergamo 1626)
Canzon la Foresta
da Sudori Musicali, Venezia 1626

Ludovico Beretta (Brescia XVI sec – Milano XVII sec)
Canzon l’Anguissola
da Primo Libro delle Canzoni à Quattro & Otto voci da Suonare, Venezia 1608

Antorio Mortaro (Brescia ca.1570 – Brescia 1619)
Canzon la Portia
da Primo libro de canzoni à 4, Venezia – Amadino 1600

Cesareo Gussago (Brescia ca.1550 – Brescia XVII sec)
Canzon la Zonta
da 28 Sonate a 4,sei & otto con alcuni concerti, Venezia – Amadino 1608

Floriano Canale (Brescia fl.1575 – Brescia 1612)
Canzon la Bevilaqua à 8
da Canzoni da sonare a 4 & 8 voci, libro, Venezia – Vincenti 1600

Costanzo Antegnati (Brescia 1549 – Brescia 1624)
Ricercare Primo
da L’Antegnata Intavolatura de Ricercari d’Organo, Venezia – Gardano 1608

Andrea Cima (Milano fl. 1606– Milano 1627) 
Canzon la Gentile
da Partitura della Seconda aggiunta alli concerti
[…] Milano – Lomazzo 1617

Vincenzo Pellegrini (Pesaro 1562 – Milano 1630)
Canzon la Pellegrina
da Partitura della Seconda aggiunta alli concerti
[…] Milano –  Lomazzo 1617

Fiorenzio Maschera (Brescia 1541 – Brescia 1584)
Canzon Quarta
da Primo Libro delle canzoni da sonare, Brescia –  Sabbio 1582

Floriano Canale (Brescia fl.1575 – Brescia 1612)
Canzon la Canobbia  à 8 
da Canzoni da sonare a 4 & 8 voci, libro, Venezia – Vincenti 1600

Il genere strumentale più frequentato in area lombarda negli ultimi decenni del cinquecento e nei primi del seicento è certamente quello della canzone. Nata come trascrizione, poi diminuzione e poi adattamento di modelli vocali d’origine Francese (da qui il nome di Canzon Francese) la canzone strumentale nel corso del cinquecento si discosta sempre più dai modelli vocali per diventare un genere formalmente autonomo. 

Le canzoni strumentali erano eseguite sia in contesti privati, per esempio nelle accademie della nobiltà locale, sia in contesti liturgici in occasione delle festività più solenni. Erano pensate per essere destinate a organici strumentali diversi. Venivano infatti eseguite su strumenti a tastiera, come cembalo e organo, ma anche da ensemble poli-strumentali più allargati. 

Tra le varie fonti storiche che testimoniano questa pratica, molto interessante risulta un documento del 1582 rinvenuto nel fondo Martinengo delle Palle dell’archivio di stato di Brescia, da cui si apprende che Marzio Porcellaga patrocinava esecuzioni poli-strumentali che potevano coinvolgere diversi formazione di cornetti, tromboni, violini, viole e liuti. 

Scarse, se non completamente assenti, sono invece le indicazioni di orchestrazione. 

Nei frontespizi infatti si ritrova talvolta l’indicazione ‘per ogni sorta di strumenti’ lasciando agli esecutori la libertà di poterle adattare all’organico strumentale che via via avevano a disposizione. 

Fondamentale per individuare lo strumento adeguato nell’esecuzione di ciascuna parte è l’analisi delle estensioni e degli andamenti melodici. A differenza di altre famiglie strumentali (una su tutte quella dei flauti dolci), quelle dei cornetti e dei tromboni sono famiglie incomplete perché mancano di uno o più strumenti. Come i cornetti ad esempio non hanno uno strumento che possa suonare nel registro di basso, i tromboni deificano dello strumento soprano e del contralto.  Il trombone contralto infatti nasce in Germania nella seconda metà del ‘500 e da li si diffonde, con una certa lentezza, anche nel resto dell’europa. Nella tradizione strumentale Italiana di fine ‘500, lo strumento a fiato prediletto per ricoprire questo ruolo era il cornetto tenore detto anche lisarda. 

La fusione di queste due famiglie in un ‘consort spezzato’,  da vita ad uno dei suoni più caratterizzanti l’epoca rinascimentale. 

Dallo studio delle fonti e dall’osservazione dell’iconografia apprendiamo quanto fossero altrettanto diffusi consort misti, costituiti da strumenti con timbri molto distanti fra di loro: ecco che allora le parti più acute possono essere eseguite da flauti o violini con cornetti muti, tenori e/o tromboni ad eseguire quelle più gravi. 

I diversi organici potevano essere adottati sia in funzione dell’affetto espressivo del brano che dalla disponibilità occasionale di musicisti.

Come osservate dal programma che vi presentiamo, nelle raccolte strumentali lombarde pubblicate tra la fine del ‘500 ed i primi anni del ‘600, vi è una consistente presenza di titoli-dedica, ovvero cognomi sostantivati al femminile riferiti a illustri famiglie della nobiltà locale, compositori, musicisti e personalità di spicco del clero e della gerarchia ecclesiastica. 

Questa pratica era adottata per scopi diversi: costituiva ad esempio un perpetuo ringraziamento a una famiglia nobile che aveva sovvenzionato le spese di stampa o che sosteneva con un vitalizio l’attività compositiva dell’autore. Alcune dediche invece omaggiavano un personaggio di spicco nella scena politica dell’epoca nella speranza di ottenerne dei benefici, oppure ancora, come nel caso delle numerose composizioni dedicate a Costanzo Porta, a portare all’attenzione dell’illustre maestro le composizioni di giovani musicisti. 

La canzon la Lomazza ad esempio è dedicata da Pellegrini al famoso editore Milanese Filippo Lomazzo, come invece la canzon la Porta, del bresciano Ludovico Beretta, è dedicata al celebre maestro Costanzo Porta. 

Sebbene la composizione strumentale a quattro parti sia spesso ricondotta a modelli veneti, essa rappresenta verosimilmente una tradizione  squisitamente lombarda e, in particolare, milanese: ne è prova il gran numero di edizioni a stampa locali espressamente dedicate a questo tipo di composizione, nonché la fioritura in quel territorio della ‘canzon-mottetto’, genere in cui si fondono i caratteri compositivi idiomatici della polifonia vocale e strumentale. Un impulso notevolissimo alla diffusione della canzone a quattro voci nell’ambiente lombardo si ebbe ad opera dello stampatore Filippo Lomazzo: egli la promosse dando in luce numerose pubblicazioni e stimolando in suo favore il mecenatismo degli ambienti borghesi.

    Pietro Modesti