Un «Agnus Dei» quasi in tempo di valzer nel Mozart meno conosciuto
Pubblicato il giorno 13 Ottobre 2008 nelle categorie: Festival 2008, Rassegna stampa
Giornale di Brescia 8211; 13 ottobre 2008
Settimane Barocche, applausi per il singolare programma dell8217;Arion Choir and Consort al Centro Paolo VI
Nell’Italia del Settecento le capitali della musica non si limitavano alle sole Venezia, Roma e Napoli. Molte altre città si distinguevano per attività musicali che spaziavano dal teatro d’opera al repertorio religioso, dalle esecuzioni nelle dimore private a quelle di ambito accademico. Bologna, in questo complicato scacchiere, era una piazza di primo piano: non solo per la cappella di San Petronio e i numerosi teatri, ma soprattutto per la rinomata Accademia Filarmonica, alla quale fu aggregato anche il giovanissimo Mozart.
Il concerto delle «Settimane barocche» svoltosi l’altra sera nella chiesa del Centro pastorale Paolo VI proponeva, per l’appunto, un interessante e originale viaggio musicale tra Bologna a Salisburgo, alla ricerca delle radici italiane dello stile mozartiano. Era di scena un’ottima compagine vocale e strumentale: l’Arìon Choir and Consort del Collegio Ghislieri di Pavia diretto da Giulio Prandi, 16 cantori e 13 strumentisti fra archi e basso continuo.
La serata si è aperta con tre composizioni di Giacomo Antonio Perti, longevo compositore scomparso a 95 anni, nel 1756, suprema autorità musicale nella città di Bologna per tutta la prima metà del XVIII secolo e anche maestro di padre Martini (che, per certi aspetti, ne fu il successore). I due salmi «Beatus vir» e «Dixit Dominus» per coro, archi e basso continuo hanno dimostrato una buona concisione formale unita a grande efficacia pittorica nell’interpretazione musicale del testo sacro.
La seguente Sinfonia in sol maggiore del milanese Giovanni Battista Sammartini (1700-1775), con i suoi frequenti unisoni e un movimento finale assai brioso, si mostrava ancora lontana dallo stile classico di Haydn e Mozart, ma nello stesso tempo confermava il definitivo e irreversibile superamento del tardo stile barocco.
Un’altra tappa del nostro viaggio era la graziosa «Ave Maria» per soprano di Michael Haydn, fratello minore del più celebre Joseph e Konzertmeister dell’arcivescovo di Salisburgo.
Infine ecco Mozart, rappresentato da tre composizioni giovanili di raro ascolto: l’offertorio «Misericordias Domini», famoso tra i musicologi perché contiene un inciso melodico che prefigura l’«Inno alla gioia» beethoveniano; una Sonata da chiesa per organo e archi; quindi la «Missa brevis» in sol maggiore KV 140. La Sonata da chiesa ha impegnato l’organista Maria Cecilia Farina, mentre nella Messa le parti solistiche erano affidate al soprano Karin Selva, all’alto Morena Carlin, al tenore Paolo Tormene e al basso Carlo Checchi.
Pur ricorrendo talora a tempi un po’ precipitati, come nel passo «Et in terra pax», il complesso diretto da Giulio Prandi, già dimostratosi eccellente e ben equilibrato in Perti e Sammartini, ha avuto il merito di far scoprire un Mozart ben poco conosciuto, con la rivelazione di un originalissimo «Agnus Dei» scritto quasi in tempo di valzer, riproposto anche come bis al termine dell’applaudita serata.