Giornale di Brescia – 18 ottobre 2008

Eccezionalmente insieme per un concerto delle Settimane Barocche, il flautista barocco Giovanni Antonini e il clavicembalista Ottavio Dantone sono stati applauditi giovedì al Ridotto del Grande. Entrambi lanciati in una carriera sempre più orientata alla direzione dorchestra (Dantone soprattutto) i due musicisti hanno iniziato con due Sonate del600, del bresciano Giovanni Battista Fontana (violinista) e del violinista e oboista Dario Castello (invece dellannunciato Pandolfi Mealli). Con queste Sonate si dimostrava quanto fosse «normale» nelle esecuzioni dellepoca barocca il sostituire uno strumento allaltro. Sul filone dellinterscambiabilità – più che della trascrizione- hanno offerto poi la celeberrima Follia di Corelli, la Sonata IV di Haendelper flauto o violino o oboe») e quella in mi minore per flauto dritto di Bach, ma rielaborata in sol minore.

Le opere di Fontana e di Castello, così ben eseguite, e anche per le loro mosse di danza, per lo spirito elegante legato allambiente delle corti e per labbondanza delle fioriture (specie quella di Castello), erano molto ben rese dal flauto dritto di Antonini. Un pomeno interessante ci è apparsa la Follia di Corelli rispetto alla versione per violino che, nei confronti del flauto contralto, ha molte più possibilità di varietà sonora, specie il contrasto dinamicopianoeforte”. Bella invece la versione della Sonata Bwv 1034 di Bach, grazie allassieme dei due strumentisti e alla grande tecnica e alla musicalità espansiva di Antonini.

Ottavio Dantone ha eseguito come solista le «Cento Partite sopra passacagli» di Frescobaldi e la Sonata 2 dellop.IV in do minore di Giovanni Platti, diversissime, sperimentali e difficili. Lestro di Frescobaldi si sfoga nelle fantasiose variazioni su un tema ostinato che riappare capricciosamente a far da perno in una selva di voci che si rincorrono. Il veneziano Platti (morto nel 1763) anticipa la forma-sonata. Bravo Dantone ad abbandonarsi in modo così espressivo alla musica in Frescobaldi, mentre in Platti era un pocontenuto. Per bis un «Vivace» di Telemann.

Fulvia Conter