1 novembre 2005 | Giornale di Brescia
di Marco Bizzarrini

Reinhard GoebelMusica Antiqua Köln, il famoso gruppo di musica antica fondato e diretto dal violinista tedesco Reinhard Goebel, è tornato domenica sera a Brescia dopo il successo dello scorso anno, ancora una volta su invito delle «Nuove settimane di musica barocca».

Nella Sala Morstabilini del Centro Paolo VI è accorso un folto pubblico di appassionati, desiderosi di apprezzare dal vivo il suono tutto speciale del Musica Antiqua, che si è presentato nell’organico classico della “sonata a tre”: due violini, violoncello e clavicembalo (che gli strumenti, in realtà, siano quattro anziché tre, non deve meravigliare il profano; la musica del Sei-Settecento offre parecchie di queste apparenti contraddizioni numeriche, bisogna solo farci l’abitudine).

Se lo scorso anno l’ensemble celebrò in grande stile il centenario di Biber, questa volta l’attenzione si è spostata sulla musica italiana tra Sei e Settecento, al cui contesto si riconduce, almeno per un certo periodo, anche la personalità di Haendel. Non a caso, il titolo della serata recitava «Haendel a Roma, 1706-1710».

Ma chi pensava a un programma eccessivamente monografico, o per lo meno monotematico, si è presto dovuto ricredere, perché gli autori collocati accanto al maestro tedesco – Arcangelo Corelli, Antonio Caldara, Giuseppe Valentini, Antonio Vivaldi – hanno dato un’immagine quanto mai varia e cangiante di quello spettacolare periodo storico, non ancora sufficientemente esplorato e conosciuto.

Si fa presto a dire «Corelli e i suoi epigoni», e si fa presto a dire «Haendel a Roma», ma quando verifichiamo sul campo – cioè con l’ascolto diretto – la ricchezza musicale di quegli anni, soprattutto in Italia, le sorprese più gradite non mancano mai. E così, il concerto del Musica Antiqua Köln ci ha svelato che il veneziano Caldara, nella sua Ciaccona op. II n. 12, pur seguendo il modello corelliano, mostra invero un carattere tutto suo; che il fiorentino Valentini, pur inserendosi nella ricca tradizione delle «Pastorali», delle «Pive» e delle musiche natalizie, raggiunge comunque una personale espressione; e infine che il giovanissimo Haendel della Sonata a tre in sol minore, partirà forse da modelli italiani, ma per elaborare una scrittura ricca e imprevedibile (ovviamente che Vivaldi fosse un grande, non erat demonstrandum).

Reinhard Goebel, duettando con la brillante violinista Margret Baumgarti, si è lanciato in esecuzioni trascinanti senza timore delle più alte velocità. Lo si è visto soprattutto nei brani conclusivi, come negli Allegro della Sinfonia in si bemolle maggiore di Haendel, qui trasformati in Presto, o nelle incalzanti sezioni della “Follia” di Vivaldi.

Non è stato da meno il violoncellista Klaus-Dieter Brandt, impegnato solisticamente nell’interessante e difficile Concerto da camera di Caldara.

Buono e affidabile sostegno, infine, quello del cembalista Leon Berben.

In generale, più che nella composta classicità di Corelli, l’ensemble ha dato il meglio di sé nelle accese (e talora sfrenate) fantasie dei successori.

Alla fine il pubblico ha applaudito i quattro musicisti con calore, ottenendo come bis una pensosa “Sonata in trio” del francese Leclair.