«Rivivremo atmosfere magiche»
Pubblicato il giorno 26 Settembre 2008 nelle categorie: Festival 2008, Rassegna stampa
Giornale di Brescia 8211; 26 settembre 2008
Intervista al maestro Emanuele Beschi, il direttore artistico delle Settimane Barocche
In vista del 50° anniversario: esplorare tutte le espressioni dell’arte
Collaborazioni di prestigio, obiettivi interdisciplinari e una nuova strategia d’immagine caratterizzano la sesta edizione delle «Settimane Barocche», festival internazionale di musica antica in Brescia e Provincia. Ne parliamo con Emanuele Beschi, presidente dell’Associazione Nuove Settimane Barocche e direttore artistico, assieme a Francesco Lattuada, dell’omonimo festival.
Maestro Beschi, su quali aspetti si concentrerà la sesta edizione della rassegna?
«Ci saranno molti concerti a tema. Un primo filone riguarda le città della musica. I programmi scelti dai musicisti ci condurranno in alcune delle maggiori capitali artistiche tra Sei e Settecento: Venezia, Napoli, Bologna. In parallelo proseguiremo l’esplorazione degli strumenti a corde pizzicate, dal liuto al mandolino».
Quali sono i concerti più attesi?
«Fra le quattordici proposte che compongono il cartellone vorrei sottolineare l’importanza dell’appuntamento del 16 ottobre al Ridotto del Teatro Grande. Avremo il piacere di ospitare Giovanni Antonini al flauto Ottavio Dantone al clavicembalo: com’è noto, questi musicisti sono i direttori di due gruppi di musica antica noti in tutto il mondo, rispettivamente il Giardino Armonico e l’Accademia Bizantina. Ma anche la serata del 7 ottobre nella Chiesa del Carmine è speciale: ascolteremo una produzione del Festival di Ambronay dedicata ai 8220;Trionfi sacri8221; di Giovanni Gabrieli, in prima esecuzione a Brescia. Si tratta di un concerto di altissimo prestigio, che verrà proposto anche a Venezia, nella basilica di San Marco. Siamo riusciti a portare questa produzione in città grazie al Réma, l’associazione europea dei festival di musica antica che annovera tra i membri anche le nostre Settimane Barocche».
Uno degli appuntamenti ormai tradizionali della rassegna è il concerto nella Biblioteca Queriniana dedicato a Bach. Quali interpreti sono stati invitati quest’anno?
«Due musicisti da sempre legati al nostro festival: il violista Francesco Lattuada e il clavicembalista Michele Barchi. In passato i nostri omaggi a Bach hanno coinvolto il violino, la viola da gamba, il clavicembalo, il violoncello. Mancava all’appello la viola, e allora abbiamo pensato di inserire in programma una composizione per viola e clavicembalo appositamente scritta da Michele Barchi. Michele, infatti, oltre ad essere clavicembalista, incisore e pittore, ha una grande facilità a comporre musiche in stile barocco.
Anche il maestro Giancarlo Facchinetti, dopo la felice esperienza degli anni scorsi, è tornato a comporre per noi un nuovo pezzo: una Sonata da camera per violino, violoncello, cembalo e danzatrice che verrà proposta il 3 novembre in un concerto straordinario al Ridotto del Grande».
La prossima edizione propone per la prima volta concerti anche nella città di Cremona. Com’è nata questa idea?
«L’anno scorso, in occasione della mostra di liuteria dedicata a Giovanni Paolo Maggini, abbiamo ricevuto la visita di diversi rappresentanti delle istituzioni cremonesi, tutti molto interessati all’iniziativa. Così siamo stati invitati dal salone Cremona Mondomusica che si svolge annualmente nel mese di ottobre. Quest’anno la fiera apre una specifica sezione dedicata alla musica antica, così gli organizzatori ci hanno messo a disposizione uno stand chiedendoci di portare alcuni concerti a Cremona. Abbiamo accettato con entusiasmo».
Il festival rinnova la sua immagine: sui manifesti e sul volume illustrativo vediamo una riproduzione del «Ratto di Proserpina» del Bernini accompagnata dal motto «Estasi barocche». Perché questa scelta?
«Si tratta di un cambiamento finalizzato ai festeggiamenti dell’anno prossimo. Nel 2009, infatti, ricorrerà il cinquantesimo delle storiche Settimane barocche, la cui prima edizione si svolse nel 1959. La bellissima scultura del Bernini, con riferimento all’estasi propria dell’arte barocca, allude al nostro desiderio di esplorare diversi campi dell’arte e della cultura, spaziando dalla musica all’architettura e dalla pittura alla letteratura».